giovedì 28 febbraio 2013

La leggenda di Gara e Jonay




Secondo una antica leggenda esistevano anticamente, nelle isole Canarie, sette torrenti, tanti quante sono le isole, nei quali si poteva trovare l’acqua magica; questi sette torrenti, oltre a dare il potere, rivelavano l’amore a chiunque vi si specchiasse..
Prima che gli Spagnoli invadessero l’arcipelago, viveva nell’isola la Principessa Gara, perdutamente innamorata del giovane contadino Jonay, di umili origini che corrispondeva i sentimenti della Principessa, ma con la quale non poteva certo sperare in un futuro viste le condizioni estremamente povere della sua famiglia.
Ogni giorno il ragazzo navigava su una zattera da isola ad isola per andare a trovare in segreto la sua amata, ma il destino non era favorevole.
Un giorno la Principessa decise di recarsi presso uno dei torrenti di acqua magica per tentare di capire cosa sarebbe accaduto del suo amore; giunta a Los Chorros de Epina, si avvicinò al torrente e si sporse lasciando che l’acqua rispecchiasse la sua immagine.
Inizialmente il responso sembrò essere positivo, l’acqua rimase calma e trasparente, ma dopo pochi attimi divenne nera e iniziò ad agitarsi.
Uno dei sacerdoti che avevano accompagnato la Principessa interpretò il segnale funesto predicendo che ben presto il fuoco avrebbe costretto i due innamorati ad una scelta.
Proprio quando l’amore sembrava stesse per trionfare, quando le famiglie, commosse dal profondo sentimento, avevano ormai acconsentito alle nozze, proprio in quello che doveva essere il giorno più bello della loro vita, il vulcano Teide iniziò ad eruttare lava ad un ritmo impressionante.
Ben presto il mare iniziò a ribollire e divenne rosso sangue, mentre il sacerdote, memore del responso dell’acqua magica, diede la sua estrema sentenza. L’unico modo per fermare la furia del vulcano sarebbe stato quello di non celebrare quel matrimonio e riportare subito Jonay a Tenerife.
Ma il sentimento era così forte che neanche le minacce della natura riuscirono ad estinguerlo; passarono soltanto poche settimane e la coppia, ricongiuntasi di nascosto, fuggì rifugiandosi nel bosco.
Questa però non era certo la soluzione ai loro problemi, in realtà non esisteva alcuna via di uscita; fu così che Gara e Jonay decisero di compiere un ultimo, disperato gesto.
Costruirono una lancia e ne affilarono entrambi i lati, trafiggendosi a morte contemporaneamente in quello che fu il loro ultimo abbraccio.
Da quel giorno, come si racconta ancora a La Gomera, la bellissima foresta dell’isola, divenuta oggi parco nazionale, è conosciuta con il nome di Garajonay.

Roberto La Paglia

LE PIRAMIDI DI TENERIFE




Nella località di Guimar, sulla costa orientale dell’isola di Tenerife, durante gli Anni Ottanta, vennero alla luce nel corso di uno scavo alcune costruzioni piramidali, in seguito studiate e rese note grazie al celebre studioso e navigatore Thor Heyerdal.
Si tratta in pratica di sei piramidi composte ognuna da cinque gradoni di forma rettangolare, stranamente somiglianti a quelle realizzate dagli Aztechi e dai Maya.
All’inizio furono in molti a sostenere che si trattava soltanto di mucchi di pietre accatastate dai coloni spagnoli; Heyerdal, grazie ad un infaticabile lavoro e a numerosi studi, riuscì invece a dimostrare che non si trattava di ammassi casuali; le piramidi poggiavano infatti su un suolo precedentemente livellato, ed erano costituite da pietre di origine vulcanica che, non essendo disponibili nelle vicinanze, erano state trasportate apposta da lontano per quel preciso scopo. Le pietre recavano inoltre segni di lavorazione, soprattutto negli angoli, e le costruzioni erano state orientate astronomicamente, presentano infatti una scalinata sul lato occidentale, salendo sulla quale è possibile seguire il sole nascente al solstizio d’inverno.
Sempre rimanendo sul tema delle piramidi, è opportuno segnalare il nome del frate francescano Juan de Abreu il quale, nel 1632, scrisse un resoconto della conquista delle isole; tra le notizie riportate dal frate colpisce quella che descrive la presenza di piramidi anche sull’isola di La Palma. Il frate riferisce inoltre che tali costruzioni erano state fatte a imitazione di una piramidi naturale costituita da un solo blocco di roccia e alta quasi due metri: Questa misteriosa piramide veniva chiamata Idafe, lo stesso nome del dio al quale era consacrata.
Non esistono ad oggi tracce di questa misteriosa costruzione, ma forse per quella che può considerarsi o meno una curiosa coincidenza, nella Caldera de Taburiente, esiste un pinnacolo roccioso da sempre conosciuto con il nome di Roque Idafe.

Roberto La Paglia

La città fantasma


Oggi vogliamo parlarvi di una città a sud di Tenerife...una città che si è ormai quasi mimetizzata con l'ambiente che la circonda;ricca di misteri da raccontare...Una città che nonostante sia perennemente immersa nel silenzio ha voglia di raccontare storie di presenze inquietanti tra le sue mura lasciate totalmente all'abbandono...di leggende che ancora oggi lasciano correre un brivido lungo la schiena di chi le ascolta...Questa è la storia di una città fantasma...Questa è la storia di...

Abades


Cominciamo parlandovi della sua storia...della sua nascita...
Correva l'anno 1943 e sull'isola di Tenerife come in tutte le Canarie gli effetti della seconda guerra mondiale si facevano sentire,i continui blocchi militari effettuati nell'oceano Atlantico contribuirono a lasciare per un lungo periodo di tempo l'arcipelago senza comunicazioni con l'esterno, causando in tal modo la mancanza di forniture che potevano arrivare solo via mare; tra queste, la più importante era sicuramente quella dei medicinali.
I medicinali erano necessari per curare ogni tipo di malattia, così sull’isola la sopravvivenza divenne un vero e proprio problema. Malattie come la lebbra e la tubercolosi causarono vere e proprie stragi tra la popolazione canaria. Con diverse migliaia di persone ammalate, fu' ordinata in quell'anno la costruzione di un sanatorio sufficientemente lontano dalla popolazione, in modo da contenerne la diffusione attraverso il contagio; il sito più favorevole a queste condizioni fù la collina di Abades.
Il progetto fu' ordinato all'architetto canario José Enrique Marrero Regalado,già autore di varie opere di spessore quì sull'isola...un esempio è sicuramente la Basilica di Nostra Signora della Candelaria.
Il sanatorio, costruito come una caserma per varie necessità di ordine amministrativo, conteneva anche un ospedale, un crematorio, edifici per ospitare gli ammalati, e una chiesa.
Marrero Regalado sviluppò il progetto in stile neo-canario, ricco sotto l’aspetto dell’impressione monumentale,ma perfettamente contenuto nei parametri dello stile franchista dell'architettura del dopoguerra.
La ruota del destino, però, girò a favore dell'arcipelago e un bel giorno i vaccini contro la lebbra sbarcarono sulle coste dell’isola.
L'avvio delle vaccinazioni e delle cure fece in modo tale che il progetto di costruzione del sanatorio di Abades fosse interrotto, lasciando cosi tutte le costruzioni semi lavorate e al totale abbandono.
Neanche un ammalato venne ricoverato in quel luogo, nessun medico passò per le ampie sale o si soffermò nelle numerose stanze del complesso,complesso che inevitabilmente cominciò il suo graduale deterioramento dovuto all'implacabile usura del tempo e alla sua inutilizzazione.
Alcuni anni più tardi, sotto il regime franchista, tutti gli edifici vennero utilizzati dalle forze militari del paese per varie manovre,il suo utilizzo più conosciuto fù quello di postazione militare per pratiche di tiro. I militari vennero ospitati nella parte finita,ancora oggi possiamo vedere i resti dei reticolati che circondavano il suo perimetro.
Durante il lungo periodo di abbandono, il luogo divenne il principale focolaio di strani fenomeni, molti dei quali documentati da alcuni abitanti della zona limitrofa. Riti e pratiche appartenenti a varie religioni, apparizioni di fantasmi, inclusi alcuni aneddoti macabri che ricordano fatti accaduti durante il periodo nel quale il sito era presieduto dai militari, aneddoti ben conosciuti dalla gente piu' anziana dei paesi vicini.
Nel 2002 il Ministero della Difesa mise in vendita i quasi 900.000 metri quadrati di terreno che furono acquisiti dall'imprenditore italiano Alberto Giacomini per un prezzo approssimato di 17 milioni di euro al fine di costruire un complesso turistico che avrebbe dovuto contenere due campi da golf e quasi tremila camere d’albergo.Tuttavia, nel 2003, il processo ebbe un duro colpo d’arresto, poiché la legge di Moratoria Turistica congelò completamente lo sviluppo del progetto nel quale il Municipio aveva investito per un totale di 6 milioni di euro.
Tra le leggende più conosciute e raccontate,riguardanti lo spettrale sanatorio,ve nè una in particolare che lascia correre un brivido lungo la schiena di chi l'ascolta...
La leggenda narra di un uomo anziano, che con la sua auto percorreva le desertiche zone limitrofe alla collina,quando ad un certo punto,si trovò dinanzi un bambino che chiedeva passaggio;salito a bordo disse che doveva raggiungere dei suoi amici...e così il vecchio lo accompagnò,prendendo la direzione suggerita dal bambino...l'uomo vedendo ergersi dinanzi la chiesa abbandonata si voltò per chiedere se fosse quello il posto che doveva raggiungere..ma il bimbo non c'era più... lo stupore e la paura che a quel punto colse l'anziano,causò in lui un malore che lo fece accasciare sul volante dell'auto...
Molti testimoni,anni più tardi,affermarono di aver visto nei pressi della chiesa l'anziano che teneva per mano il bambino;vi furono molti incidenti mortali in una curva molto prossima al sanatorio,dove si pensa che le figure dei due fantasmi siano apparse provocando lo spavento degli ignari conducenti.
Altro caso,questa volta ufologico,è invece avvenuto nei pressi della costa vicina ad Abades;era il pomeriggio del 9 Luglio dell'anno 1992 quando Juan José Hernández percorreva l'autostrada del sud di Tenerife,prima di uscire per Abades osservò un aeroplano volare a bassa quota,quasi raso al mare.Presa una strada secondaria,incontrò un giovane che guardava allarmato verso la spiaggia,Hernández fermò il suo veicolo e rimase pietrificato quando,dirigendo il suo sguardo verso il mare,osservò lo stesso aeroplano,come se fosse caduto a causa di un incidente.Ore dopo la Guardia Civil si recò sul posto dell'accaduto, come anche numerosi mezzi di informazione. Le squadre di salvataggio rimasero stupite quando non trovarono nessuna traccia di quell'aereo;non c'era nessun pezzo,nessuna fusoliera,né macchie di combustibile,né resti umani...niente.Il caso si chiuse nei giorni successivi con la conclusione che tutto fù un falso allarme.
Tuttavia, alcuni investigatori privati riaprirono il caso ed ottennero le testimonianze di almeno quattro gruppi di persone,che assistettero all'evento da diverse locazioni.Questo scartò l'ipotesi che tutto quello successe fosse solo una mera allucinazione di Juan José Hernández ed aprì le porte all'investigazione di uno dei temi insoluti più complessi della casistica ufologica canaria.

Vik Raho




Barranco de Badajoz



Barranco de Badajoz in Guimar (Tenerife)


Numerosi sono i fatti inspiegabili e le leggende legate a questo misterioso luogo che affascina e attrae curiosi e studiosi sia delle scienze occulte,parapsicologi e ufologi.
Molti sono gli studi che vari gruppi di ricerca hanno condotto in questo posto e tutti o quasi hanno concluso che potrebbe trattarsi di una vera e propria porta dimensionale.
Il fascino e il mistero che avvolge il Barranco de Badajoz fanno sì che sia una meta ambita per tutte quelle persone che fanno del mistero e della ricerca una parte importante della propria vita.

Gli esseri bianchi

La leggenda racconta che nel 1912 due minatori che lavoravano alla miniera del barranco,all'entrata della galleria di Izana,durante degli scavi una parete della galleria crollò mostrando un'altra ampia e profonda galleria.
Dall'oscurità di questa si palesarono tre esseri bianchi luminescenti che si avvicinarono agli attoniti operai.
Da qui la leggenda si divide in due diverse direzioni.
Nella prima si racconta che i poveri minatori scapparono terrorizzati,si recarono alla caserma di Guimar per denunciare l'accaduto,anche se non esiste denuncia registrata negli archivi del distretto citato;questa è la versione della leggenda più diffusa.
La seconda racconta che i minatori superato il terrore iniziale comunicarono con gli esseri,i quali,con modi amichevoli
mostrarono agli operai il luogo esatto dove scavare per trovare l'acqua.
In qualunque modo sia andata la leggenda,se di questo si tratta,possiamo affermare che il Barranco de Badajoz è un luogo magico dove la fantasia prende vita e si fonde con la realtà...a voi la scelta del finale della storia.


La bambina delle Pere

Questa è una delle leggende popolari più diffuse fra gli abitanti dell'isola.
Tra il 1890 e il 1910 due genitori mandarono la propria figlia a raccogliere della frutta;la fanciulla uscì di casa con il suo cesto ma non fece più ritorno,vane furono le ricerche dei genitori e dell'intera comunità...la giovane sparì senza lasciare traccia...
Ritornò a casa circa 20 anni dopo,lasciando increduli e sbigottiti i genitori;per lei il tempo sembrava essersi fermato...
Per lei quei 20 anni erano trascorsi in poche ore,il suo cesto colmo di pere ne era la prova...il tempo non era passato per la fanciulla che raccontò di essere andata in cerca di frutta 
come i genitori le avevano chiesto;dopo un po' si fermò a riposare all'ombra di un pero,si addormentò sopraffatta dalla stanchezza,ma fù svegliata da
un essere molto alto vestito di bianco che gentilmente la invitò a seguirlo.
Entrarono all'interno di una caverna del Barranco dove c'erano delle scale,scesero e si ritrovarono in uno splendido giardino dove c'erano altri esseri simili al gentil ospite,vestiti di bianco...lei si intrattenne pochi minuti(considerando la sua percezione del tempo) e poi l'essere la accompagnò all'uscita della grotta e si congedò.
Molti pensano che la bambina delle pere continui a vivere in segreto nella zona di San Juan...altri giurano di aver sentito proprio in quel luogo sussurri e risa di fanciulla...
Non sapremo mai se questa leggenda è semplicemente il frutto di fantasie popolari o stralci di cronaca di tempi andati ma il fascino di questa storia rimane immutato nel tempo proprio come l'aspetto della bambina delle pere.

Esseri di luce

Il 1°Luglio 1991 un gruppo di appassionati del mistero si recarono al Barranco,durante la discesa sentirono nitidamente un forte suono simile ad un batter d'ali;uno di loro (Teyo Bermejo) per istinto prese la sua macchina fotografica e scattò una serie di foto nonostante non riuscisse a veder nulla ad occhio nudo.
Uno degli scatti rivelò qualcosa di inquietante,classificando questa immagine come la più significativa e sconvolgente legata al Barranco de Chamoco.
Note: La foto è un istantanea con flash(velocità 1/60, apertura diaframma 5.6).
Note: La foto è un istantanea con flash(velocità 1/60, apertura diaframma 5.6).


Desi Astras Catalano

Il Museo de La Laguna



La casa dei Lercaro è un museo che si trova a La Laguna (Tenerife),dove si dice sia stato visto il fantasma della figlia Caterina.
L'età della casa risale alla fine del XVI secolo,originariamente fù costruita come residenza per i Lercaro, importante famiglia di mercanti genovesi, in seguito furono diversi gli usi che furono dati a quest'immobile; fù dapprima una caserma,poi sede della facoltà di lettere e filosofia,una falegnameria, e così via...fino a quando non fù acquisita dal governo canario per la conversione in un museo,rimasto tale a tutt'oggi. L'origine della famiglia italiana è evidente in molti elementi dell'edificio,nella facciata,con chiara influenza del manierismo genovese,e negli affreschi
decorativi all'interno di ispirazione rinascimentale.
Per chi visita l'isola il Palazzo Lercaro è una tappa da non perdere per capirne l'evoluzione politica e sociale tra il XV e XX secolo.
Agli interni possiamo incontrare numerose vetrine contenenti parte del tesoro patrimoniale dell'isola;ma gli oggetti di gran valore patrimoniale non sono l'unica cosa che si incontra nell'edificio...

Casa LercanoCaterina,presunta figlia di Antonio Lercaro,fù obbligata a sposare un uomo molto più vecchio di lei,un uomo che godeva di una buona posizione e di una grande ricchezza;questo matrimonio di convenienza non fù gradito dalla giovane figlia,che nello stesso giorno in cui si sposò decise di suicidarsi gettandosi nel pozzo che si trova nel cortile della casa (ora chiuso con delle spranghe).
Secondo la leggenda il suo corpo fù sotterrato in una delle sale del museo,visto che la chiesa negò alla famiglia la sepoltura nel camposanto.
La famiglia Lercaro,dopo la tragedia,si trasferì nel municipio di Orotava...alcuni dissero per fuggire dalla vergogna...altri dall'anima tormentata di Caterina.
Ci sono molte testimonianze che parlano di rumori strani,vetri che si frantumano,oggetti che si spostano da soli,cambi repentini di temperatura,punti dove viene riscontrata una forte carica elettromagnetica ed anche voci ed urla rilevate con la psicofonia,alcuni affermano addirittura di aver visto l'anima errante della fanciulla vagare
per il museo.

Ma Catalina non sembra essere l'unica anima tormentata in quel museo...
Casa LercanoFù contattata una medium,tenuta all'oscuro della storia della giovane;nel momento di entrare si diresse nel fienile e disse che in quella stanza sentiva molto dolore e notava la presenza di tre persone, successivamente entrò nella stanza della cucina dove ebbe un malore,faceva fatica a respirare e dovette uscire all'esterno...
Fuori dall'edificio la donna disse che in quella stanza fù torturata una ragazza e che le furono bruciate le braccia.

Non fù trovato nessun documento in cui ci fossero riferimenti su questa storia ma,quando si realizzarono le opere di restaurazione dell'edificio,uno degli operai confessò che durante i lavori si trovarono i resti di tre persone sepolte vicino all'entrata principale.
Erano quelle le tre persone di cui la medium sentiva la presenza?
Ma il museo non è l'unico edificio ove esistono testimonianze di strani fenomeni... vi sono molti altri casi in edifici storici dell'isola.
Un chiaro esempio è la casa adiacente al museo che ospita il consiglio consultivo,dove 36 dipendenti chiesero le dimissioni in meno di due anni, ossessionati dai fantasmi di due anziani che gli “invitavano” a lasciare il posto.

Vik Raho

Il fantasma della bambina dell'aeroporto


Correva l'anno 1977 e più precisamente il giorno 27 di un pomeriggio del mese di Marzo quando unBoeing 747 della KLM si scontrò contro un suo omologo della Pan Am carico di passeggeri nell'aereoporto “Los Rodeos” a nord di Tenerife.Sulle cause dell'incidente fù aperta un inchiesta che constatò l'inadeguatezza del punto ove fù costruito l'aeroporto,i vari errori umani che portarono alla sciagura,tra cui l'incomprensione tra i controllori di volo della torre di controllo e i piloti e i co-piloti a bordo ed una serie di sfortunati eventi che portarono i due aerei in quel preciso momento ad impattare.
L'incidente,in cui morirono 583 persone,è ricordato come il più grave disastro aereo della storia dell'aviazione civile.

Ma addentriamoci nella vicenda paranormale della storia che vi stiamo raccontando anche se già l'incidente in sè potrebbe considerarsi paranormale per tutte le cause e le concause che lo causarono.
Settimane dopo l'incidente molti operai furono testimoni,loro malgrado,di fenomeni quali strane voci,lamenti e pianti.
Il caso che più desta inquietudine è però quello di una bambina che vaga nell'aereoporto;si racconta che nel recupero delle salme dopo il catastrofico incidente mancava all'appello il corpo di una bambina che non fù mai trovato.
Ci sono varie testimonianze che parlano dell'incontro con la bambina e tra queste vi è quella di un militare che una notte era di vedetta in una garitta adiacente l'aeroporto.
Il militare racconta che verso le tre del mattino vide passare,a circa 15 metri dalla sua posizione,una bambina."Ricordo che aveva i capelli scuri e la pelle molto pallida, benché contornata da una certa lucentezza. Inoltre, trasportava un vagoncino giocattolo" racconta l'uomo. Attraversò la strada dalla sinistra verso la destra per poi svanire nel nulla.
L'avvistamento durò circa 15 o 20 secondi. Il militare non ebbe il tempo di reagire...si domandò stupito cosa diavolo stesse facendo lì una bambina di 5 anni a quell'ora del mattino?"
Nella zona circostante l'aeroporto non ci sono abitazioni di civili nel quale la bambina avesse potuto fare ritorno e pertanto il militare cominciò a farsi prendere dall'angoscia che un tale avvistamento generò nella sua mente.
Abbandonò quindi il suo posto nella guardiola allontanandosi di circa cento metri alla ricerca di quella bambina.
Cercò invano per tutta la zona adiacente ma non ne trovò alcuna traccia.La tensione che si era generata era palpabile nel militare cosi chè una volta tornato alla guardiola chiamò subito i suoi superiori.Poco dopo giunsero sul posto un caporale e due soldati che entrando nella guardiola trovarono il soldato riverso a terra, vittima di uno svenimento. Il caporale rimase sorpreso nel vedere l'espressione sul viso del povero militare svenuto. Il giorno dopo il soldato fù chiamato a dare una spiegazione di quello che accadde ai suoi superiori i quali,ascoltata la sua storia,decisero di congedare il ragazzo per un periodo di tempo rammentandoli di non fare parola con nessuno dell'accaduto.


Un altra testimonianza del Marzo del 2004 riferisce di un gruppo
di militari che si trovava in pattuglia e che alle 2:30 della mattina uno dei compagni che si trovava a circa 200 metri dal resto del gruppo, sopraggiunse gridando: “Ho visto una bambina, ho visto una bambina!" La descrisse con un età di circa sette anni, con capelli scuri e due intensi occhi azzurri.Fù fatta subito una battuta per cercare la piccola ma non ne trovarono alcuna traccia.
Un altro testimone di questo mistero irrisolto è un tenente che uscì a fare jogging nei pressi della base,costeggiando la strada che va parallela alla pista;passando per gli hangar,vide chiaramente una bambina,con la testa abbassata e senza gambe, che si muoveva senza toccare il suolo.


Monumento in memoria delle vittime dell'incidente



Non conosciamo ciò che la suggestione per un tragico evento possa provocare nella mente di un essere umano ma possiamo in altro modo appurare che ciò che si è raccolto dalle testimonianze sembra a tutti gli effetti un caso di un avvistamento di un fantasma con un'anima in pena,che ripercorre quasi in circolo gli ultimi istanti di una tragica morte.


Vik Raho

La leggenda dei Guacanchas


Forse non tutti conoscono la storia dei Guacanchas.Su questi esseri spettrali,paragonabili ai più conosciuti "Mothman" americani,esistono racconti molto più antichi della
loro controparte d'oltreoceano;come gli uomini falena le loro apparizioni erano accompagnate da una serie di disgrazie e di cattivi presagi.


Dagli artefatti ritrovati a La Aldea de San Nicolàs,al Barranco de Guayedra (Agaete) e a San Bartolomè de Tirajana
sull'isola Gran Canaria,si può capire quanto gli aborigeni canari li temessero e gli adorassero allo stesso tempo
componendo idoli di terracotta e ponendoli su degli altari davanti ai quali furono fatti sacrifici per ottenere la loro benevolenza.

Le statuine si presentavano con una forma semi umana, alcune delle quali rappresentavano esseri simili a scimmie e
ad orsi antropomorfi,animali che non hanno vissuto sulle isole,ma nella maggioranza dei casi questi esseri erano
raffigurati come grandi cani dal colore nero,dal pelo molto folto e dagli occhi spiritati con una parvenza quasi  spettrale.
Pur non esistendo casi riportati nelle cronache di attacchi da parte di questi esseri alle persone o al bestiame,ogni
loro apparizione creava sgomento e paura nella popolazione che li riteneva portatori di grandi disgrazie.
Non esistono riferimenti se tali disgrazie fossero portate dai Guacanchas o se ne fossero solo dei premonitori.
La venerazione e la paura nei loro riguardi era così forte da portare la popolazione a creare dei rituali per invocarli e dare loro offerte votive come cibo e profumi creati con resine vegetali con la speranza di riceverne la grazia.

Dopo la colonizzazione da parte dei francesi e degli spagnoli tutti i rituali vennero catalogati come riti sciamanici e di

stregoneria,essendo attribuiti alle streghe apparizioni di esseri simili nelle loro terre d'origine.
La caccia alle streghe e dei loro rituali da parte della chiesa ha portato alla creazione di alcune festività locali nelle varie isole come quella conosciuta oggi come "La caza del perro maldito"nel paesino di Valsequillo in Gran Canaria.
Ancora oggi continuano i racconti di avvistamenti di questi esseri nelle zone rurali dell'isola.

Vik Raho

Pedro Gonzalez:L'uomo lupo canario



Numerosi sono i dipinti custoditi nel castello austriaco di Ambras,ritratti di esseri particolari,diversi,raffigurazioni di un uomo e di fanciulli dai volti ricoperti da folti peli.
Non sono ritratti creati dall'ispirazione fantastica di pittori horror dell'epoca ma quadri che raffigurano persone realmente esistite.
Questa è la storia di Pedro Gonzalez e della sua stirpe.

Pedro nasce a Tenerife nel XVI secolo;discordanti sono le versioni sulle sue origini,si dice che fosse il figlio di un capo guanche,altri sostengono che appartenesse ad un umile famiglia;non possiamo confermare nessuna ipotesi...l'unico dato certo è che Pedro,ancora in fasce,fù abbandonato alle porte del
monastero di Sauzal.
Fin da piccolo il pelo iniziò a crescere sul viso e sul corpo del giovane Pedro,ricoprendolo quasi completamente.

Questa malattia che oggi conosciamo come (ipertricosi congenita)donava al giovane un aspetto animale e quindi raro,curioso,motivo per cui fù donato ad Enrico II per la sua incoronazione,in successione al padre Francesco I.

Al suo arrivo alla corte del monarca francese,Giulio Alvarotto,rappresentante diplomatico della città di Ferrara e delegato in Francia, rivolgendosi al duca Ercole II, descrive il giovane Pedro così:
Il suo viso e il suo corpo sono ricoperti da un sottile strato di peli,lunghi circa 9 centimetri,di colore biondo-scuro più sottili di quelli di zibellino ed emanano un buon profumo, apprezzabili i lineamenti del viso”.
A corte,il fanciullo,ricevette l'educazione consona ad un nobile,così Pedro divenne un perfetto gentiluomo;sposò una giovane francese dama di compagnia della regina consorte Caterina De Medici.
Ebbero sei figli,quattro dei quali affetti dalla stessa malattia.
La famiglia Gonzalez negli anni visitò diverse corti europee provocando stupore,curiosità e sgomento.Furono ritratti da molti rinomati pittori dell'epoca,tra cui Agostino Carraci e Lavinia Fontana;molti di questi dipinti oggi si possono apprezzare al castello di Ambras (Austria).

Pedro trascorse gli ultimi anni della sua longeva esistenza in Italia,dove morì nel 1618 a circa 80 anni.
Sia lui che la sua famiglia furono oggetto di studio,anche la giovane Antonietta di cui lo studioso Ulisse Aldronanti scrive:

Il volto della fanciulla è ricoperto di peli tranne il naso e la bocca,al tatto il pelo è morbido e di colore biondo-chiaro,anche la schiena ne è quasi ricoperta”.

Concludendo possiamo dire che in un epoca dove ancora l'ignoranza e la mancanza di dati scientifici non permettevano di vedere in quella diversità una ragione medica,la famiglia Gonzalez affrontò in modo esemplare questa diversità,se vogliamo,cogliendo quello che di buono aveva donato loro;mai soffrirono di stenti o di problemi economici,e vissero sempre con fierezza e dignità.


Desi Astras Catalano

sabato 23 febbraio 2013

Il sindaco Di Valverde e il sottomarino tedesco (Se vi dicessi la verità, vi mentirei)



Con questo articolo vogliamo raccontarvi una storia tinta di giallo accaduta sul finire della prima guerra mondiale sulla quale Francisco De Salamanca De La Peña investigò raccogliendo quanti più dati e testimonianze che potessero far luce sul mistero che stiamo per illustrarvi.
Ma partiamo dal principio narrandovi i fatti con la dovuta precisazione che tale storia si frappone tra fatti realmente accaduti e leggende createsi dopo l'accaduto.
Le isole Canarie, nonostante la Spagna fosse un paese neutrale durante la guerra, erano un punto molto strategico, poste sull'Oceano Atlantico rendevano il passo sicuro e invisibile per la navigazione dei sottomarini.
Il presunto abbattimento di un aereo americano per mano di un sottomarino russo, le postazioni base di alcuni sottomarini a Teno, la presenza di alcuni sottomarini nei fondali marini lungo le coste e la base tedesca di Fuerteventura ci portano a realizzare che le isole erano prese già molto in considerazione nell'ambito strategico ancor prima dell'inizio della prima guerra mondiale.
Ma questa storia comincia l'8 di settembre del 1917 quando sull'isola di El Hierro gli abitanti di Puerto de la Estaca misero al corrente il sindaco don Juan Ayala di aver visto un sottomarino tedesco nelle acque della baia.

Il comandante del sottomarino, nel frattempo giunto dinnanzi al sindaco Ayala lo invitò a salire sull'imbarcazione.
Il sindaco salì e appurò che fosse in movimento dagli ordini di immediata immersione che il comandante impartiva all'equipaggio e dal frastuono dei motori.
Alcuni giorni più tardi il sindaco tornò nuovamente al porto salutando amichevolmente il comandante e tutto l'equipaggio ordinatamente posto in coperta lasciando perplessi i testimoni che si trovavano sul posto.
Alle domande successive di cosa fosse successo in quei giorni passati nel sottomarino tedesco, il sindaco Juan Ayala Hernández rispondeva “ Se vi dicessi la verità, vi mentirei ”; non ci furono mai manifestazioni pubbliche da parte sua riguardo a quanto accadde, anche per questo questa storia rimase a molti sconosciuta.
Le battaglie più importanti della guerra si svolsero proprio nei fondali marini.
La battaglia di Jutlandia tra la flotta britannica e quella tedesca durò 2 giorni dal 31 di maggio al 1 di giugno del 1916 con il risultato che la Gran Bretagna potè conservare la propria supremazia navale.Tuttavia, l'astuzia tedesca riuscì a rompere il blocco britannico e riannodare la guerra sottomarina senza restrizioni in 1917, convinti che questo era l'unico metodo per sconfiggere gli inglesi.
Gli attacchi dei sottomarini tedeschi alle barche inglesi, francesi, italiane ed americane, nell'oceano Atlantico e nel mare del Nord causarono la distruzione di molti di essi.
La rotta tra America ed Europa aveva il suo punto strategico nelle Isole Canarie. L'efficacia delle bombe di profondità fece che si  che i tedeschi cominciassero a perdere numerosi sottomarini i quali avevano bisogno molto frequentemente di un posto dove nascondersi e riporre viveri, cosa che realizzavano nei posti più insospettati e uno di questi era situato nell'isola più occidentale dell'Arcipelago Canario che con una geografia sottomarina inespugnabile diveniva molto importante per le sorti delle battaglie.
Il passo di mare tra l'isola di El Hierro e La Palma era una zona di camuffamento e uno speciale nascondiglio per quei sottomarini che non desideravano essere scoperti ed a sua volta un posto ideale per attaccare e rifugiarsi nelle battaglie dell'Atlantico.
Il sottomarino O-63 era uno di questi. Otto Schultze comandava il sottomarino Werk247 da 17 mesi. Da quando il Maresciallo di Campo Beneckendorff, autorizzò i sottomarini tedeschi ad una guerra spietata nel febbraio del 1917, Otto Schulze si era concentrato sulle acque delle Canarie. La prima barca a cadere in quel periodo fù la "Punta di Teno" nel mentre realizzava il suo quarto viaggio delle Canarie all'Europa. Nelle acque dell'isola di La Palma, un altro sottomarino tedesco affondò per mano della barca inglese "Springburg", e poco più a nord, tra le Canarie e le Azzorre, furono abbattute due navi americane, la "John Twohy" ed la "Bark Christiane." L'O-63, il 27 agosto del 1917 attracca nei cantieri navali di Germaniawerft, in Kiel. Otto Schultze sarebbe poi insignito della Croce di Ferro.



A rimpiazzare il comandante premiato con la croce di ferro sull' O-63 fù il giovanissimo Heinrich Metzger,allora ufficiale solo ventiquattrenne secondo di bordo di un O-155.

Recentemente in quelle acque aveva perso suo fratello. La sua missione era chiara. Sostituire un altro sottomarino che ritornava in Germania: l'O-64, sottomarino di identiche caratteristiche, aveva catturato in acque canarie un carico di zucchero e rum e ritornava in Germania.
La sicurezza dell'isola di El Hierro e la necessità di tornare in superficie lo portò ad avvicinarsi alle prossimità del Puerto de la Estaca. Appena poche famiglie di pescatori vivevano in quel posto.
Accompagnato da un addetto del porto il comandante Metzger arrivò sul luogo dove lo attendeva il Sindaco, il comandante lo invitò cordialmente a tornare con lui nel sottomarino; una volta a bordo Metzger mostrò al sindaco l'interno del sottomarino, compreso il ponte di comando e la cabina nella quale avrebbe alloggiato nel periodo della sua permanenza a bordo.
Arrivati nella sala di armamento siluri un addetto era intento a dipingere 2 siluri di bianco; il comandante a quel punto si voltò verso il sindaco e chiese il suo nome, il sindaco rispose che il suo nome era Juan Ayala Hernández; Metzger comandò all'addetto di scrivere il nome Juan su uno di essi e di caricarlo; dopodichè lo accompagnò in cabina dove si intrattennero a parlare delle loro passioni, questo avveniva molto spesso durante la permanenza di Ayala nel sottomarino. Durante una delle conversazioni il telegrafista di bordo arrivò per comunicare un messaggio urgente al comandante che lasciò sul tavolo un libro che portava sempre con sè. Sul margine inferiore il sindaco vide scritte due parole: Liebe e Teresa.
Si alzò e cercò come ogni giorno di fare la sua passeggiata per il sottomarino. Ma questa volta un soldato non gli permise di uscire. Tornò a sedersi e riprese la fotografia.

-- Teresa, disse a voce alta. La foto di una ragazza, all'incirca ventenne, occhi chiari e capelli lunghi neri, era nuova, senza increspature, doveva essere recente. La ragazza non sembrava spagnola, ma si chiamava Teresa.
I motori dell'O-63 emisero più frastuono --Sembrerebbe che navighiamo più rapidamente, pensò. Il capitano aprì la tenda della cabina raccogliendo il libro e la foto.
Navighiamo a tutto motore verso nord, non esca per favore” li intimò.
15 settembre 1917

Una sirena svegliò Juan Ayala. All'interno del sottomarino c'era una grande attività. Un soldato lo accompagnò sul ponte di comando.
Gli ufficiali si scambiavano ordini che lui non riusciva a comprendere.
Andavano dietro una preda. Avevano ricevuto l'avviso che un carico americano si dirigeva al nord. Secondo i calcoli del capitano, l'incontro era inevitabile. Abbassò il periscopio. Diede alcuni ordini, raccolse il suo libro e prendendo il sindaco per il braccio ritornarono alla cabina.
Lasciando il libro sul tavolo cadde la fotografia.
-- Chi è Teresa?, chiese Don Juan.
-- Teresa è mia moglie. Ci sposammo prima di salpare. È incinta. Suo padre è un emigrante spagnolo che si sposò con una donna di Amburgo. La conosco da quando eravamo piccoli. Vivevano vicino alla casa dei miei genitori. Lei mi insegnò a parlare spagnolo. Quando la guerra finirà verremo a vivere sulla sua isola. Glielo prometto.
Un soldato interruppe la conversazione ed ambedue ritornarono sul ponte.
Il capitano tornò a scrutare il periscopio.
La tensione era alta, vi furono poche parole tra gli ufficiali, solo ordini che con la freddezza del caso si dovevano eseguire.
-- Si metta quì, per favore, alla mia destra. Disse il capitano al sindaco Ayala.
Sul ponte i sette marinai che lo circondavano, sudavano, erano agitati, in attesa degli ordini del loro capitano. Ognuno di fronte ai propri strumenti aspettava gli ordini. Alla sinistra un sottufficiale manteneva nella sua mano un dispositivo con un bottone, come un grilletto.
-- Abbiamo a tiro un carico americano e l'affonderemo. Ho l'onore di condividere questa vittoria con lei. Abbiamo caricato due siluri, uno di essi porta il nome di Juan, il suo nome.
Un soldato di fronte ad alcuni strumenti disse qualcosa. Il sottufficiale anche:
-- Vorbereiteter Siluro einer Ein Feuer.
Il capitano pigiò il bottone e un forte rumore si udì.
-- Ein, zwei, drei, vier, fünf.
Mise il grilletto nelle mani di Juan Ayala.
-- Feuer!.
Il sindaco rimase immobile. Le sue gambe gli tremavano. Il capitano tirò fuori la sua pistola puntandola alla tempia del sindaco e gli gridò.
-- Feuer.
Ayala chiuse gli occhi e pigiò il bottone. Un secondo frastuono e subito dopo un profondo silenzio. Passarono alcuni secondi interminabili. Un silenzio terrificante. All'improvviso una grande euforia. Il sottufficiale alzò il periscopio e lo collocò affinché il capitano guardasse.
-- Gesunken!.


Un giubilo riempì tutto il sottomarino. Tutto l'equipaggio gridò contento. Solo Don Juan Ayala rimase afflitto da ciò che era appena accaduto.
Il comandante lo invitò a guardare dal periscopio ma non lo fece, con le spalle ricurve si ritirò nella sua cabina.
Metzger, sorridente, si avvicinò a lui.
-- Questo sarà il nostro segreto. Non si saprà mai se fù il suo siluro o il mio quello che fece centro.

-- Inoltre, desidero farle notare che, nel mio libro di bordo, lei non è mai stato quì; disse cercando di consolarlo e tirandoli delle pacche sulla spalla.

Il 17 Settembre di 1917 ed in pieno giorno, l'O-63 spuntava la sua prua nel porto de Le Estaca. Nella coperta, dodici marinai tedeschi, formavano un corridoio in onore del sindaco. Non fù necessario chiamare José Fernández,l'addetto del porto. A pochi minuti ormeggiava la sua scialuppa vicino al sottomarino. Heinrich Metzger gli diede un abbraccio molto affettuoso di addio.
José, remava forte per portare il sindaco a terra.
-- Cosa è successo?... Racconti, Don Juan, racconti.
Don Juan Ayala, senza guardare indietro, con voce silenziosa, stanca, gli rispose:
-- Se le dicessi la verità, le mentirei.
Don Juan Ayala Hernández, sindaco di Valverde, non chiarì mai quello che successe durante quella lunga settimana di navigazione sottomarina. A chi gli domandasse rispondeva che era stato trattato splendidamente.
Molte congetture nacquero come "leggenda urbana." Tuttavia è reale lo sprofondamento della nave americana Platuria, al Nord delle Canarie, e a ovest del Marocco, il 15 settembre del 1917, sotto i siluri di un sottomarino O -63. È anche reale, il silenzio di Juan Ayala Hernández che volle dimenticare per sempre ciò che era accaduto.
Heinrich Metzger, il 14 ottobre del 1917, ritornò in Germania e restituì il comando dell'O-63 ad Otto Schultze.
Quindici anni dopo, nel 1932, un corpulento tedesco si presentò a Valverde, chiedendo delle autorità locali. Disse di essere un ex ufficiale della marina tedesca. Scese alla baia e collocò alcuni fiori ed una medaglia nel Roque di Naos. Giorni più tardi andò via. Alcuni raccontarono che perse un figlio o un Fratello nella battaglia di Naos.

Vik Raho

venerdì 22 febbraio 2013

LA CASA DEL PANICO



Nel monte Moquinal (Anaga-Tenerife) troviamo una costruzione ormai nota sia ai canari che agli appassionati del mistero,con il nome di casa del panico,purtroppo conosciuta per l'episodio di cronaca nera del 1991;ma andiamo per ordine...

L'edificio apparteneva a Lorenzo Fuste,ufficiale della corte marziale spagnola,si dice infatti che durante la guerra i nemici catturati venissero imprigionati e torturati al suo interno.

Al termine della guerra fù abbandonato,e poi per un breve periodo destinato a luogo di ritiro per le suore clarisse,ma alla fine fù lasciato in totale abbandono.

Molte sono le testimonianze di strani ed inspiegabili fatti accaduti all'interno di questa oramai fatiscente costruzione,molti i rumori,le voci udite,gli echi di spari provenienti forse da altre dimensioni;è noto inoltre che questo luogo è ritrovo di sette che si riuniscono per celebrare rituali di santeria afro-cubana e di altre correnti magico-esoteriche;visibili infatti,sono sulle pareti interne,molti disegni e simboli magici,di certo i numerosi rituali contribuiscono ad appesantire la già precaria e negativa situazione energetica della dimora,infatti tutti i testimoni concordano sul senso di disagio che si avverte in quei luoghi.

Tra le leggende e i vari racconti popolari un episodio è purtroppo reale e documentato dalle cronache del 1991;è la storia di Damaso un sanguinario assassino soprannominato “El Brujo” (lo stregone) che appunto in quegli anni seminò il terrore per i suoi efferati omicidi.

Damaso,braccato dalla polizia,si rifugiò sul monte Moquinal,posto che conosceva bene in quanto da giovane vi aveva lavorato a lungo.Trovò riparo nella casa abbandonata per un tempo breve,poichè dopo molte ricerche le guardie lo trovarono;lui si chiuse all'interno di una delle abitazioni della casa,e ormai in trappola,senza alcuna speranza di fuga,si sparò.

Con questo suicidio si mise la parola fine alla vita terrena di questo diabolico personaggio,ma forse non si può parlare di fine per la sua anima,che continua a vagare in quei luoghi maledetti, forse perseguitato dagli orrori perpetuati in vita e dalle sue innocenti vittime.

Desi Astras Catalano

IL MAUSOLEO MASSONICO DE LA OROTAVA



Con questo articolo percorreremo la prima tappa di un viaggio che ci porterà a visitare vari luoghi che toccano il tema esoterico dell'isola di Tenerife.
Senza dubbio non potevamo esimerci dal trattare il tema riguardante la massoneria con le varie opere e costruzioni che la contraddistinguono per i segni esoterici da essa lasciati.
Il nostro viaggio comincia da La Orotava,comune di 37.738 abitanti situato a nord dell'isola.
Nota anche con il nome di “città dei panorami”, per via della splendida vallata in cui si trova,la città è divisa in due,una parte alta chiamata Villa de Arriba o Farrobo de una bassa,la Villa de Abajo.In tempi remoti nella città bassa vivevano le famiglie agiate mentre quella alta era popolata dai ceti medio-bassi.
In questo contesto troviamo il Marchesato de la Quinta Roja o più popolarmente conosciuti con il nome diGiardini Victoria che in quanto a bellezza e composizione è,a mio modesto avviso,uno dei posti più belli dell'intera isola.I giardini trovano la loro ubicazione nel pieno centro cittadino ad una distanza approssimativa di 150 metri dal Municipio e occupano una superficie di 11.605 m2.
Intorno al giardino,c'è ancora un gran dibattito fra gli studiosi,il piú importante dei quali è Manuel De Paz (che ha scritto un classico sulla massoneria in Canaria nel 1995); secondo l'autore,il significato massonico del complesso risiederebbe soltanto nel mausoleo e non nel giardino; si tratta dell'unico spazio pubblico marcatamente esoterico in tutta la Spagna (è difatti stato dichiarato Giardino Storico nel 2003 dalle Belle Arti).
Ma raccontiamo la storia di questo Mausoleo che tanto affascina studiosi e non.
Sebastiana del Castillo,madre dell'ottavo Marchese della Quinta Roja Diego Ponte del Castillo, decise, alla morte del figlio avvenuta nel 1880,di far costruire un mausoleo privato dove il corpo del figlio avesse trovato sepoltura vista la negazione da parte della chiesa di seppellirlo nel cimitero della città.
Tale rifiuto era dovuto al titolo di Maestro Venerabile che Diego Ponte ricevette dalla locale loggia massonica (la Loggia Taoro).
Il lavoro fù incaricato a due massoni:all'architetto francese Adolphe Coquet e al maestro d'opera canario Olivera.
Non è un caso se nel giardino troviamo 7 giardini terrazzati;nel cui primo troviamo due cerchi concentrici da cui partono 4 sentieri che formano la figura di una svastica,la quale trova posto in un quadrato.
Il cerchio rappresenta il divino e il quadrato la materia,mentre la svastica ci riporta ai miti solari.
Nella seconda terrazza ritroviamo i simboli allusivi del cerchio, del punto e del quadrato;nella terza terrazza troviamo invece una raffigurazione tipica dell'entrata del Tempio di Salomone con dei banchi semicircolari e due colonne in rappresentazione alle colonne del tempio salomonico Jakin e Boaz; ma è nel quarto che entriamo effettivamente nel giardino vero e proprio da un cancello surrealista in ferro battuto; riconosciamo nei disegni del cancello gli universali simboli massonici,come l'arco e le linee a spirale che indicano la volta celeste e le energie creatrici dell'Universo.


Nella quinta terrazza ci imbattiamo in una significativa grotta artificiale che da sempre rappresenta il tratto di unione fra il mondo umano e quello divino (non a caso nascono in una grotta Gesù e Mitra e tutti gli altri antichi dèi legati al mito solare);quì si incontrava anche la scultura che oggi è installata nella fontana a lato del Mausoleo,figura rappresentante un cigno su una tartaruga.
Nella sesta terrazza ancora una croce (dentro di un arco) disegnata su di una porta,dai cui lati salgono due scalinate verso l'ultima e definitiva terrazza,dove si conclude il cammino che va dalla terra al cielo;in questa settima terrazza possiamo ammirare il romantico Mausoleo nello stile eclettico di Coquet; in marmo bianco di Lione, diafano come la Luce, non casualmente rivolta verso il nord; non sorprende vederci disegnato l'albero della vita ed il segno dell'alfabeto greco Omega che, a partire dagli inizi del Cristianesimo, ha sempre rappresentato il Cristo della fine dei tempi, la suprema elevazione spirituale, il culmine d'ogni ascesa.
Il Mausoleo si configura,così,come il Monte Cosmico che si conquista attraverso una salita faticosa,scandita dal numero 7 (il numero magico per eccellenza)
Si tratta di un'opera con un messaggio trasparentemente sincretico,tipico della cultura massonica che dovette affrontare, sul finire del '700 e per tutto l'800, una seria battaglia contro l'oscurantismo religioso e l'oppressione assolutistica.

Vik Raho

IL MISTERO DEI GUANCI



I Guanci sono uno dei popoli più misteriosi che abbiano mai abitato le Isole Canarie, una civiltà che ha lasciato ben poche tracce poiché venne quasi decimata dagli Spagnoli durante l’invasione dell’arcipelago, intorno al XV Secolo.
Alti, biondi, con gli occhi azzurri, questo popolo ha da sempre affascinato gli antropologi, soprattutto in ragione del fatto che tali caratteristiche fisiche sono del tutto anomale, una vera rarità locale.
L’Enciclopedia Britannica parla dei Guanci attribuendogli una discendenza diretta dagli antichi Cro-Magnon, ma esistono anche evidenti legami con i Berberi del vicino Marocco, mentre altri ricercatori avanzano l’ipotesi che potrebbe trattarsi di una popolazione legata ai Celti dell’Europa occidentale.
Un mistero ancora oggi insoluto in una regione che di certo non è povera di enigmi, basti pensare alle sue connessioni con il mitico regno di Atlantide e con il Giardino delle Esperidi, due storie rispetto alle quali daremo maggiori particolari più avanti.
Ritorniamo quindi ai Guanci e ai loro molteplici misteri.
Interessante notare come le loro caratteristiche differiscano da isola ad isola: biondi, dalla carnagione chiara e dagli occhi azzurri ad occidente; scuri, dalla pelle di color bluastro ad oriente, mentre il tipo aborigeno, quello che predomina nelle isole orientali, si presenta con occhi castani, di bassa statura e di carnagione notevolmente più scura rispetto a qualsiasi altro spagnolo peninsulare. Altro fatto inspiegabile riguarda le loro manifestazioni, quasi primitive, nelle quali si inserivano espressioni culturali di altissima levatura, così come rimane ancora 
oggi senza spiegazione il fatto che la loro religione presentasse diversi paralleli sia con quelle mediterranee che con quelle dell'America pre-colombiana, quest’ultima molto più vicina al mondo dei Guanci visto che le famose Piramidi di Tenerife appaiono molto simili a quelle degli Aztechi e dei Maya. I Guanci, inoltre, credevano alla vita nell'aldilà, praticavano la mummificazione dei corpi e proprio in questa occasione usavano un procedimento del tutto diverso da quello egizio e ancora oggi del tutto sconosciuto.
Attraverso l’uso di sostanze vegetali e altre procedure non ancora scoperte, riuscivano a ridurre le salme, dopo l'operazione, al peso di 3-3,5 chilogrammi. Altro enigma riguarda poi la scrittura, della quale abbiamo alcune testimonianze rintracciabili nei segni scoperti sulle rocce di Las Palmas e Hierro; entrambe le incisioni costituiscono ancora un enigma per la scienza.
Uno dei tanti anelli mancanti alla catena dell’evoluzione?
Forse è troppo presto per dirlo, ma di certo la civiltà dei Guanci lascia intravedere ben più vasti orizzonti, orizzonti che si allargano nel tempo e che assumono un nome carico di fascino e fitto mistero: Atlantide.

Non sono stati pochi coloro che hanno proposto le canarie come una delle ultime parti emerse dell’immenso continente di Atlantide; è opportuno però far notare che le isole si innalzano direttamente dal fondo dell’oceano da una profondità di circa tremila metri e sono state formate da vulcani sottomarini durante la fine dell’era Terziaria, ovvero circa 2,5 milioni di anni fa.
In ogni caso, anche se la teoria delle Canarie come ultima testimonianza di Atlantide rimane ancora in fase di studio e di ricerca, non dobbiamo dimenticarci dei Guanci e del mistero insoluto della loro 
origine.

Da dove arrivarono i Guanci? Non certo dall’Africa, continente nel quale nessun serio antropologo si     sognerebbe di far derivare una razza ariana; rimane la spiegazione che mette in gioco i Berberi, indicandoli    come progenitori dei Guanci che, a loro volta, sarebbero venuti dall’Arabia dopo aver attraversato il deserto del Sahara.
Per quanto questa possa apparire come la soluzione, rimane ancora un dubbio: nessuno può affermare con sicurezza che Arabi e Ariani siano originari dell’Arabia o della Palestina, e le stesse leggende di questi popoli affermano la loro provenienza da oltre l’Oceano Pacifico.
Ripercorriamo brevemente il racconto relativo all’antico continente sommerso: dai racconti di Platone riportati nel Timeo e nel Crizia, aldilà delle colonne d’Ercole esisteva un antico continente in mezzo al mare Atlantico il cui nome era Atlantide. Il suo territorio, molto vasto, comprendeva anche il tratto dalle Canarie alle Azzorre, fino alle isole Bahamas, l’intero continente era governato da dieci regnanti.
Esistono in effetti delle curiose somiglianze tra la descrizione di Atlantide e il popolo dei Guanci; anche questi ultimi avevano dieci Re (Mencey), e proprio i Guanci rimasero stupiti quando videro arrivare gli Spagnoli, confessando candidamente di aver sempre pensato di essere gli unici sopravvissuti alla paurosa catastrofe che distrusse la loro terra originaria.

Ultima curiosità legata al popolo dei Guanci: l’etimologia di questo termine, nella loro lingua, significa Guan(discendenti) Chinech (di Tenerife), ovvero i discendenti, i primi e gli unici abitanti di Tenerife; il mistero si infittisce ancora di più!

Roberto La Paglia